bonifica val di Chiana, storia, territorio, storia locale
La bonifica in Val di Chiana
la storia della bonifica in Val di Chiana raccontata con la leggerezza di una fiaba
bonifica val di Chiana, storia, territorio, storia locale
la storia della bonifica in Val di Chiana raccontata con la leggerezza di una fiaba
«L’«essere del villaggio» è la «mente locale» ed il suo continuo ricontestualizzarsi, come condizione di equilibrio simbolico ed ecologico. […]
Nelle culture dell’abitare la «mente locale» opera analogicamente, per metafore. Il suo ambito è quello dei processi primari, l’«inconscio» operare dei gesti come del sogno, dell’arte, dei sentimenti, come del mito.»
La Cecla. L’uomo senza ambiente, 1988
C’era una volta, tanto tempo fa, in un paese molto vicino…
Il Clanis e la palude è una narrazione che ripercorre le tappe principali del percorso di bonifica della Val di Chiana Romana a partire dalle
esperienze etrusche e romane,
fino all’impaludamento che ha caratterizzato il periodo medievale,
agli interventi idraulici del 1600 e 1700
e al concordato storico del
26 Agosto 1780
tra Pietro Leopoldo
e Papa Pio VI
che diede inizio
alla fase definitiva della bonifica.
Il protagonista è il Clanis, un fiume timido e indeciso che tuttavia sogna di essere ricordato per aver compiuto imprese straordinarie; arrivato in valle non sa come procedere per giungere al mare, se tributando le sue acque all’Arno o al Tevere; dopo aver optato per il Tevere procede a fatica verso sud (data la scarsa pendenza della valle) e dopo una settantina di chilometri incontra un fiume più grande, il Paglia, anch’egli diretto al Tevere, che si offre di aiutarlo. Giungono quindi secoli di relativo splendore quando, grazie agli etruschi prima e ai romani poi, il Clanis diventa addirittura navigabile e inizia a montarsi un po’ le acque; ma con il disfacimento dell’Impero Romano e per tutto il medioevo il fiume viene lasciato a se stesso e rimasto solo torna nella sua indecisione atavica fino a fermarsi, a ”farsela sotto”, creando una vasta palude. La palude è dunque l’antagonista della fiaba, il cattivo, sporco e malarico (anche se poi così cattivo non è, dato che su di essa si sviluppa per secoli un’economia palustre piuttosto fiorente) che deve essere sconfitto con la bonifica: una lotta che dura secoli e che ancora oggi non si può dire conclusa, perché la bonifica è un’incessante ricerca di equilibrio tra acqua e terra, tra uomo e natura. Il finale è un geniale colpo di teatro grazie al quale il piccolo Clanis, proprio grazie alla sua incertezza, sarà ricordato per aver compiuto qualcosa di straordinario: il fenomeno dell’inversione della Chiana.
Il processo secolare di bonifica risultò particolarmente complesso a causa del fatto che la palude si trovava sul confine tra due Stati: Il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Un confine invisibile, una linea immaginaria sommersa dalle acque che per essere bonificata richiedeva un grande sforzo di cooperazione da entrambe le parti; una linea di confine che è stata cancellata (forse non del tutto) con la nascita del Regno d’Italia. Da notare infine che proprio la bonifica ha reso possibile li passaggio in Val di Chiana della linea ferroviaria che congiunge Roma a Firenze, uno snodo di fondamentale importanza per il Paese: di nuovo un confine, una linea, anzi due linee parallele di binari d’acciaio che materialmente rimarcano il confine geografico regionale, ma simbolicamente rappresentano l’unione e la comunicazione tra le varie zone d’Italia.
E’ dunque il concetto stesso di confine (e di superamento dei confini) a legare profondamente la storia del Clanis e della bonifica all’unità d’Italia.
Nel tempo abbiamo raccontato questa storia:
gli eventi, il pubblico, i narratori
Chi sono i personaggi della storia?
Dove si trova la Val di Chiana?
Quali corsi d’acqua compaiono nel racconto?
Chi sono i due scrittori che scrivono della Val di Chiana?
Conosci il nome di tre pesci e tre piante di palude?
Cos’è un combattimento teatrale?
26 Agosto del 1780
è il giorno del concordato tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio.
Ricordi il giorno e il mese di qualche altra data storica?
Irene si occupa della visione e dei dettagli dei progetti. Scrittura, ricerca, disegno, creazione e ascolto sono alla base della realizzazione degli strumenti di gestione e dei materiali di lavoro che caratterizzano i macchiati.
Alessandro è il formatore dei macchiati che tiene i corsi di teatro, si occupa anche della scrittura, della messa in scena e di tutti i dettagli tecnici per la realizzazione degli spettacoli. La sua missione è la ricerca di un rapporto sereno con tutti i propri allievi per svelare il valore di tutti in modo ludico e coinvolgente!