Cetona

storia di un paese

Presentazione 
Tutti i bambini sono seduti sui gradini della collegiata.
PRESENT: Signore e signori buonasera e benvenuti. Lo spettacolo inizierà tra pochi minuti. Vi preghiamo di prendere posto e di spegnere telefoni cellulari, smartphone, tablet ed ogni altro collegamento al mondo esterno. Una volta si diceva: vi preghiamo di spegnere i cellulari perché potrebbero interferire con le attrezzature illuminotecniche. In realtà non è così,
Classi I e II 
c’era una volta una scuola
Musica. In fila uno dietro l’altro entrano in scena e ritmo di tango e dispongono le seggiole in modo da formare la scuola; poi, nello stesso ordine, vanno a disporsi sul fondo della scena in posizione neutra. 
Al termine della musica gesto simultaneo del dormire (guancia sinistra appoggiata alle mani conserte).
VFC: Primo giorno di scuola. Bisogna cercare di immaginarsi la scena. Si è alzato presto.
Sbadiglio e stiracchiamento
VFC: E’ uscito, accompagnato dalla mamma, sotto una pioggerellina autunnale
Un passo avanti e apertura dell’ombrello, con mano alla mamma
VFC: Sì, una pioggerellina autunnale e una luce da acquario abbandonato, non lesiniamo sulla drammatizzazione atmosferica, anzi aggiungiamo anche qualche piccolo effetto speciale. Si è diretto verso la scuola ancora tutto avvolto dal calore del letto…
I bambini iniziano a camminare sul posto
VFC: … stringendo forte la mano sopra la sua testa, filando spedito [leggera accelerazione], due passi per ogni passo della mamma, con la cartella che gli dondola sulle spalle, ed ecco il portone della scuola.
I bambini si fermano: gesto di stupore
VFC: il bacio frettoloso…
Schiocco di bacini all’unisono
VCF: Il cortile di cemento e i castagni neri… i primi decibel…
I bambini corrono e saltano nel cortile, schiamazzando felici, salutandosi e abbracciandosi. Quando la maestra, con la bacchetta, entra in scena tutti si zittiscono e velocemente si sistemano sulla propria seggiola. Non appena la maestra inizia ad avanzare verso il centro della tutti i bambini si alzano in piedi.
MAE: Buongiorno bambini
BAMB: Buongiorno signora maestra
La maestra fa cenno ai bambini di sedersi. Ognuno prende la sua lavagnetta e inizia a scrivere con la lingua fuori.
VFC: Poi tutti si sono ritrovati seduti dietro ai banchi. Immobilità e silenzio. Tutti i movimenti del corpo irrigiditi nel tentativo di controllare lo spostamento della penna in quel corridoio dal soffitto basso che è la riga! Lingua fuori, dita intorpidite e polso rigido: piccoli ponti, aste, gambette, cerchi e piccoli ponti… è a mille miglia dalla mamma adesso, immerso nella strana solitudine chiamata sforzo, circondato da tutte le altre solitudini con la lingua fuori… ed ecco l’insieme delle prime lettere, righe di “a”, righe di “m”, righe di “t”, poi le lettere diventano sillabe: righe di “ma”, righe di “pa” e a loro volta le sillabe…
Insomma un bel mattino eccolo assistere al silenzioso sbocciare della parola sulla pagina bianca, lì davanti a lui, mamma.
Musica. I bambini, che hanno composto sulla lavagnetta la scritta “mamma”, si bloccano improvvisamente e inizia una lenta danza dello stupore.
VFC: Certo, l’aveva già vista alla lavagna, l’aveva riconosciuta più volte, ma lì, sotto i suoi occhi, scritta con le sue dita… con voce prima incerta recita le due sillabe separatamente: “mam-ma” e d’un tratto…
I bambini girano contemporaneamente le lavagnette.
VFC: Questo grido di gioia celebra l’esito del più gigantesco viaggio intellettuale che si possa immaginare, una sorta di primo passo sulla luna, il passaggio dall’assoluto arbitrario grafico al significato più carico di emozione! Piccoli ponti, gambette, cerchi e… mamma! E’ scritto proprio lì, davanti ai suoi occhi, ma è dentro di lui che sboccia! Non è una combinazione di sillabe, non è una parola, non è un concetto non è una mamma… è la sua mamma.
Suona la campanella. Piove pioviccica. Segue un commento di ogni bambino sulla “scuola di un volta”, in base a ciò che più lo ha colpito dell’incontro con Teresa.
Segue una narrazione conclusiva della Voce Fuori Campo e la canzone “La scuola” sulle note di “La Gatta di Gino Paoli.
C'era una volta una scuola / che stava in frazione di Piazze / vicino a Cetona ci andavano tanti bambini / che poi son cresciuti e bambini non siete più.  //  Se la maestra parlava / i bimbi restavano zitti nessuno / fiatava volavano certi ceffoni / a chi disturbava che non disturbava più. // Ora i ceffoni non più, / tutto è cambiato, non volano mai più, / Ma era lo stesso bellissimo, / e il motivo lo ricordi tu. // C’era una brava bidella / ad accogliere tutti bambini davanti /alla porta, di lei si potevan fidare / ed alle maestre, Teresa faceva il caffè.  // . . . . . . // Ma, io ripenso a una scuola / che stava in frazione di Piazze vicino /a Cetona, ci andavano tanti bambini / che poi son cresciuti, e siamo arrivati noi…Classe III - L’uomo di Neanderthal
Cetona 50.000 anni fa
VFC: La nostra storia inizia tanto tanto tempo fa, in una terra molto molto vicina. In una notte d’inverno buia e… avanti, ditelo voi: buia e… no, per fortuna questa è una notte serena, una notte fredda ma serena.
Entrano gli uomini primitivi infreddoliti, affamati e impauriti (i cartelli sono nascosti dietro alla porta della chiesa)
VFC: Per gli ominidi questo non è certo un periodo florido. La vita è dura e nella comunità il malcontento cresce di giorno in giorno.
Ominide1 avanza verso il pubblico e comincia a parlare in un linguaggio incomprensibile. Quando si rende conto che il pubblico non capisce fa cenno di aspettare un attimo e torna con un cartello con scritto: CHE FAME! Arriva Ominide2 e si rivolge al pubblico; dopo qualche istante Ominide1 lo interrompe e gli spiega che il pubblico non capisce il loro linguaggio e gli indica il cartello. Allora Ominide2 si scusa imbarazzato e fa cenno di attendere, esce e torna con un cartello con scritto: CHE FREDDO! I due ominidi tornano nel clan.
Si portano in proscenio Ominide3 e Ominide4 e mostrano - uno alla volta - i cartelli con scritto SI STAVA MEGLIO DA QUADRUPEDI e SI STAVA MEGLIO SUGLI ALBERI!! Tutto il Clan accoglie le proteste con un’ovazione e mostra l’andatura perduta e un fare scimmiesco.
Appare Ominide5 con il cartello OPPONIAMOCI. Il clan scalpita e con un coro crea la suspance… Ominide5 gira il cartello con la scritta AL POLLICE OPPONIBILE e tutto il coro fa il pollice verso con un BUUUUU! Ominide5 torna con gli altri.
Arrivano in proscenio Ominide6 e Ominide7. Il primo mostra il cartello LANCE PER TUTTI! (ovazione del coro), il secondo mostra ABBASSO LA SCUOLA. Dopo un primo momento di ovazione, il clan si mostra perplesso. Anche Ominide6 è perplesso chiede spiegazioni a Ominide7 e volta il cartello mostrando la scritta COS’E’ LA SCUOLA? Ominide7 sembra un po’ insicuro e volta il suo cartello E’ SOLO UN’INTUIZIONE, PER ORA. Il clan accoglie con dei gesti che stanno a significare: “ah be’, se è così, d’accordo” e tutti tornano in gruppo.
Arrivano Ominidi 8, 9, 10. Il primo mostra il cartello VOGLIAMO CAVERNE PIU’ CONFORTEVOLI (grande l’approvazione del pubblico) il secondo VOGLIAMO PELLICCE PIU’ CALDE, il terzo VOGLIAMO PELLICCE ECOLOGICHE! Tutti gli ominidi in coro fanno un “Ehhhh!”… pausa… Ominide10 si volta e Ominide9 gira il cartello con la scritta VA BE’ ADESSO ESAGERI, sottolineato da un coro di “Eh!”. Ominide10 indignato volta il cartello TROGLODITI. UN GIORNO MI DARETE RAGIONE. I trogloditi rispondono con un terzo “Ehhhh…”
Arriva Ominide11 con il solito coro incomprensibile spiegato nel cartello IO NON HO PAURA! Il gruppo si esalta e canta felice in coro fino a quando non si sente un enorme ruggito. Tutti si bloccano agghiacciati. Pausa. lentamente Ominide14 volta il cartello e appare la scritta con il IO NON HO PAURA!
Ominide11 raggiunge il resto del gruppo; gli altri cartelli si abbassano, gli ominidi si stringono per proteggersi. Alcuni cartelli diventano lance a difesa del gruppo. Si sentono altri versi di predatori. Altri ruggiti. Ominide4 alza il suo cartello con il disegno di una mela, Ominide1 la scritta FACCIO e Ominide8 la scritta SOTTO!!! Si sente un ruggito fortissimo. Scende il cartello FACCIO di Ominide1 e salgono i cartelli SONO di Ominide2 e FATTA di Ominide3.
Musica. I cartelli spariscono. Gli uomini primitivi si spostano sulla destra e si nascondono. Dalla sinistra entrano gli orsi
VFC: Un tempo la vita dell’uomo era legata ad un filo. Ecco arrivare una famiglia di orsi alla ricerca di una caverna.
CUCC1: Siamo arrivati mamma?
MAMMA: Non ancora tesoro
CUCC2: Siamo arrivati babbo?
BABBO: non ancora cucciolo
CUCC1e2: Quanto manca?
M&B: Poco
CUCC1e2: Quanto manca?
M&B: Poco
CUCC1e2: Quanto manca?
BABBO: Ahhh! [tutti si fermano] Adesso basta! Se sento ancora un ruggito… vi faccio mangiare una bistecca grande così!
TUTTI: Noooo!
MAMMA: Caro, non dirlo nemmeno per scherzo. Guarda, fermiamoci qui, è una zona tranquilla con tanta erba e tanti alberi.
Il babbo si guarda intorno
BABBO: Bambini… siamo arrivati, qui troveremo bacche e frutta in quantità
CUCCIOLI: Evviva!
VFC: Gli uomini primitivi sono terrorizzati per la presenza di quei temibili e ferocissimi animali. Non sanno che si tratta di una famiglia di orsi vegani, che non torcerebbero mai un capello a nessuno e decidono di affrontarli comunque per conquistare la grotta più confortevole. Ed ecco che il grande combattimento sta per avere inizio; da una parte gli ominidi e dall’altra gli orsi….
Finale a sorpresa, gli attori lo scopriranno solo durante lo spettacolo, ma dovranno essere pronti a trasformarsi in qualunque cosa.
Classe IV - le Piazze
di Alberto Rinaldi
I bambini della classe quarta mettono in scena la vita nella frazione delle Piazze tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del ‘900, quando il paese ruotava attorno alla figura del medico condotto Alberto Rinaldi. I personaggi sono: il Dottor Rinaldi (Luca), la sua governante Concetta (Elena), i meccanici Quinto Marchi (Thomas) e Virgilio Marchi (Pietro), i tre falegnami Aristodemo detto Risto (Gabriele), Nazzareno detto Meno (Filippo) e Fiorino (Marco), I due muratori Fabianelli (Chiara e Alessandro), la giovane Daria (Ludovica) della pensione Tiribocchi, le sorelle Nella (Besjana), Gelsa (Elisa) e Lavinia (Carlotta) Salvadori, Arturo Toscanini (Bogdan), Donata Ridenti (Erica)
Microscena 1
Notte d’orchestra
Buio.
Musica. Grilli di notte. Luce notturna
I personaggi dormono in scena, in piedi (ad esclusione di Toscanini e Donata che sono tra il pubblico). Il medico Rinaldi è sveglio e cammina tra il pubblico visitando gli spettatori.
NARR: Nei primi decenni del novecento in Italia il medico condotto era un punto di riferimento per la comunità di appartenenza. Il dottore era a disposizione dei malati giorno e notte, trecentosessantacinque giorni all’anno: vero figlio d’Ippocrate egli era diagnosta, terapeuta e chirurgo, dentista e all’occorrenza veterinario e anche un po’ confidente o confessore che dir si voglia. Il medico del paese era un punto di riferimento per tutta la comunità, il direttore d’orchestra a cui tutti si affidavano.
Nei primi decenni del Novecento a Piazze, un “piccolo e ignoto villaggio nascosto nelle verdi colline della campagna senese” toccò in sorte un medico condotto a dir poco straordinario, il dottor Alberto Rinaldi. E questa è la sua storia.
Musica. Il paese prende vita e ogni abitante si mette al lavoro
Microscena 2
Il paese
NARR: La vita nel paese di Piazze era ben organizzata e si manifestava con numerose attività lavorative. Vi erano ben tre falegnami: i fratelli Risto e Neno - Buongiorno! - e Fiorino - Buongiorno! - l’unico artigiano che sapeva ottenere l’effetto specchio dal legno. Fiorino, ce lo vuole dire il segreto per lucidare il legno in quel modo?
FIORINO: Ci vuole un olio speciale…
NARR: Olio di oliva?
FIORINO: No, olio di gomito e sfregare per ore ed ore, senza fermarsi mai..
NARR: E voi a cosa lavorate?
RISTO: Sto costruendo una macchina per coniare monete da venti soldi
NARR: Ma lo sa che è vietato?
NENO: Vietato vietato, li usiamo all’osteria, dalle sorelle Salvadori che non se n’accorgono
NARR: C’erano poi due bravissimi muratori i fratelli Fabianelli
FAB1: Buongiorno, noi abbiamo inventato una malta finissima, una specialità, è talmente forte che neppure il ferro riesce a scalfirla
FAB2: Ora stiamo sistemando la casa del dottor Rinaldi… ah, che brava persona…
NARR: Ed ecco sulla destra i meccanici del paese Virgilio e Quinto Marchi.
VIRG: Io mi occupo di biciclette, mio fratello di automobili, anche se a dire il vero si occupa sempre della stessa automobile
NARR: Oh, che meraviglia, sbaglio o è una Fiat 509?
QUINTO: Sbaglia, è una 500 Noie, non funziona mai più di due giorni di fila, non ne posso più!
NARR: Buon lavoro Quinto. Per completare il quadro andiamo a conoscere la giovane Dora della pensione Tiribocchi - buongiorno Dora, qualche novità?
DORA: Sto preparando la stanza per un ospite molto speciale, non potete immaginare… ma non mi fate dire nulla, è un segreto.
NARR: Benissimo, e da questa parte le sorelle Nella, Gelsa e Lavinia della pensione Salvadori. Siete già al lavoro?
NELLA: Per forza, questa sera c’è un ospite speciale e tutto il paese è invitato
NARR: Un ospite speciale? Di chi si tratta?
GELSA: E’ un segreto. Ma c’è molto lavoro, non possiamo lasciarli a bocca asciutta
NARR: Cosa prevede il menu di questa sera?
LAVINIA:  [Lavinia descrive un menu tipico della cucina casereccia toscana]
NARR: Basta, basta così, mi sta venendo un’acquolina… Buon lavoro e buon lavoro a tutti voi
TUTTI: Grazie!
Musica.
Microscena 3
Rinaldi e Toscanini
Appaiono le citazioni dei giornali sulla cura Rinaldi: “I casi di guarigione hanno del miracoloso. Gli effetti risolutivi, come la scomparsa di ogni sintomo, si consumano in casi anche cronici e ribelli ad ogni altra cura in pochi minuti, talora in meno di un minuto.” - “Quello che stupisce un poco i profani è la rapidità dell’effetto. Tre iniezioni nella generalità dei casi, iniezioni e pennellature nei casi particolari. Risultato immediato. l’arto rattrappito si stende e riprende a funzionare, il dolore cessa…”
NARR: E’ arrivato il momento di presentarvi il personaggio chiave della nostra storia: Alberto Rinaldi. La vita del paese ruotava attorno alla sua figura: Piazze, piccolo agglomerato rurale tradizionalmente legato all’agricoltura, si era pian piano trasformato in centro di accoglienza, dove quasi ogni abitazione era stata trasformata in pensione o piccolo albergo per ospitare i pazienti del dottore con i loro familiari.
Concetta inizia a girare attorno al medico come la luna è solita fare attorno alla terra. Quando i pazienti cercano di raggiungerlo lei li respinge con ferma gentilezza. 
Rinaldi aveva assunto come governante la signora Concetta che, in un disegno copernicano tutto suo, aveva posto la figura del medico al centro dell’universo, con il resto del mondo a ruotargli attorno ed aveva collocato se stessa in un’area doganale, una sorta di passaggio obbligato attraverso il quale pazienti e non, dovevano necessariamente passare per accedere al dottore. E fu così che il grande maestro Arturo Toscanini, acclamato e adulato in tutto il mondo, si ritrovò bloccato alla dogana del dottor Rinaldi.
Musica e video Guglielmo Tell Overture diretto da Toscanini. Entra il maestro e si nella pensione dalla signora Daria che lo accoglie. Assieme al video i messaggi relativi ai problemi di artrite: “Costretto a dirigere alcune rappresentazioni con il solo braccio sinitro” - “vado ogni giorno in ospedale, la cura non mi fa ne caldo ne freddo” - “per la scienza è perduta ogni speranza. impossibile continuare con il braccio in così brutte condizioni. Baci e abbracci: Arturo”. Finisce la musica. Arturo si reca dal dottore, ma nel tragitto si sporca le scarpe. 
TOSC: Maledizione, io odio sporcarmi le scarpe!
DARIA: Maestro non si preoccupi, appena torna gliele lucido io. E si ricordi che questa sera la aspettano alla locanda. E non sia triste, il nostro medico la guarirà
TOSC: Lo spero con tutto il cuore.
Arrivato alla casa di Rinaldi bussa alla porta
TOSC: Il dottore per favore
CONC: Il dottore a quest’ora non riceve, mi dispiace, torni più tardi.
NARR: Dopo quindici minuti…
TOSC: E’ possibile ore parlare con il dottore?
CONC: Senta, il dottore dorme ancora, ha lavorato fino a stanotte. Mi dispiace ma torni più tardi.
TOSC: Ma io non posso aspettare!
CONC: Allora torni domani [chiude la porta]
NARR: Il maestro era sempre più stupito. Aspetto ancora venti minuti, poi si spazientì
TOSC: Senta, lo vada a chiamare perché è molto urgente, io sono il Maestro Toscanini!
NARR: Concetta, seppur contrariata, andò a chiamare il dottore
CONC: Dottore…
RINAL: che c’è Concetta?
CONC: Mi scusi ma c’è un uomo che insiste per vederla
RINAL: Chi è?
CONC: Ha detto che è un maestro, ma io qui alle piazze non l’ho mai visto, forse insegna a San Casciano.
RINAL: Ma come si chiama?
CONC: Mah, mi pare che ha detto Toscanini..
RINAL: Tos… Toscanini?! Ma Concetta non è un maestro di scuola, è un grande direttore d’orchestra!
CONC: Uuuuh dottore, che figura, ora lo faccio accomodare!
Musica
NARR: Fu così che il Maestro e il Medico si conobbero; in breve tempo le cure si dimostrarono efficaci e i due divennero cordiali amici. Toscanini divenne un amico di tutto il paese e ci piace immaginarlo mentre cerca di dirigere una immaginaria orchestra delle Piazze.
 Tutti i lavoratori si preparano con i propri strumenti. Registrazione delle prove di Toscanini.
La voce delle cure miracolose di Rinaldi si era sparsa in Europa e in tutto il mondo; fra i tanti pazienti illustri ricordiamo il tenore spagnolo Fagoaga, che si presentò con la bella fidanzata, l’avrete notata certamente aggirarsi nel paese fin dalle prime scene. Una signorina molto elegante e dal sorriso smagliante della quale il dottor Rinaldi, pare si invaghì. Un giorno la accompagnò in una gita di piacere sul monte Amiata. Chissà di cosa avranno parlato, noi ci siamo immaginati un dialogo
SIGNOR: Dottore, la sua fama continua a crescere, lei è formidabile.
RINAL: Lei mi lusinga. Purtroppo molti miei colleghi medici non la pensano allo stesso modo. Dicono che sono uno stregone.
SIGNOR: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa” diceva il vostro poeta. Quella è gente che non merita risposta. Lei dottore conservi la sua vocazione e il suo fascino. Grazie per questa gita.
RINAL: sa che ho ricevuto delle minacce?
SIGNOR: Quali minacce?
Requiem Verdi (Toscanini) tutti si portano a semicerchio intorno a Rinaldi
NARR: Quella notte, come sempre verso l’una, il dottor Rinaldi rientrava dal solito giro di visite ai malati. Tutto intorno sembrava tranquillo. All’improvviso un’ombra furtiva arrivò alle sue spalle, l’ombra di un uomo che lo colpì  con feroci colpi di mazza, prima di dileguarsi nella notte. Il dottore vacillò prima di cadere, avanzò di qualche passò, poi un dolore intenso, violentissimo, lo assalì, le forze improvvisamente lo abbandonarono e si accasciò a terra. Ora egli era là, disteso, disperatamente solo ed impotente, tentava invano di gridare, cosciente della propria agonia, del proprio destino, cercava di chiamare aiuto, cercava voleva disperatamente, voleva vivere.
UN RAP PER CETONA
Avete visto, gentili genitori, cari parenti amici, cortesi spettatori
abbiamo raccontato la storia di Cetona, 
la storia del paese che ci ospita
abbiamo raccontato di uomini che lottano con gli orsi, di fuoco
di proteste ecologiste paleolitiche
la storia di una scuola
c’era una volta e una volta c’è ancora
di quando le maestre bacchettavano i bambini
che li volevano composti e perfetti
di quando le maestre bacchettavano i bambini
per farli stare dritti dritti dentro ai banchetti
di quando mezza Europa era pazza per le Piazze
e voci di miracoli avevano condotto
malati d’ogni genere a chiedere una cura
alla porta di Rinaldi il medico condotto
e guarivano, guarivano, guarivano spesso
e guarivano, guarivano, guarivano molto spesso.
abbiamo raccontato il paese di una volta
e perdonate se ci siamo permessi 
di inventare qualche storia, di giocare coi ricordi
l’importante è raccontare e che nessuno si scordi
Ed ora vogliamo parlare di oggi
Ed ora vogliamo parlarvi di Cetona oggi.
Alzatevi signori per favore dalle sedie e portatevi ai lati della piazza
Salite sui gradini mescolatevi ai bambini è il momento di girare di cambiare prospettiva 
E’ il momento di parlare della vita del paese del paese di Cetona oggi
E’ il momento di parlare della vita del paese del paese di Cetona oggi
Alzatevi signori per favore dalle sedie e portatevi ai lati della piazza
Salite sui gradini mescolatevi ai bambini è il momento di girare di cambiare prospettiva 
E’ il momento di parlare di Cetona oggi
E’ il momento di parlare di Cetona oggi
E’ il momento di parlare di Cetona oggi
E’ il momento di parlare di Cetona oggi
Classe V
Processo a Cetona
La scena si apre con una luce bianca sul paese. 
GIUDICE: (R) Si apre oggi il processo alla cittadina di Cetona, in seguito ad un misterioso caso di avvelenamento da focaccia alle melanzane fritte fritte fritte che è avvenuto nel mese di marzo. I cittadini del paese sono tutti imputati e verranno chiamati a testimoniare. Sia chiaro che nessuno uscirà da quest’aula fino a quando non avremo trovato il colpevole. Sarà dunque la corte popolare a determinare la sentenza. Buongiorno imputati.
PAESANI: Buongiorno Vostro Onore
GIUDICE: Chiamo a testimoniare i titolari della ferramenta Dolcevite, i fratelli Giovanni e Matteo Brugola
I titolari della ferramenta avanzano e si portano al microfono.
GIUDICE: Vorrei chiedervi com’era la vita a Cetona prima del fatto criminoso che ne ha sconvolto le dinamiche sociali
MARCO: Una vita tranquilla signor Giudice, lontano dalla frenesia della città. Il sabato pomeriggio è particolarmente piacevole, quando le scuole chiudono e i nostri adorabili fanciulli gridando su la piazzola in frotta e qua e là saltando fanno un lieto romore.
GIUDICE: e intanto riede alla sua parca mensa fischiando il zappatore e… vuole continuare lei Giovanni
GIOVANNI: e il solito maleducato porta a spasso il cane, che fa i bisogni vicino alla fontana e nessuno li raccoglie.
GIUDICE: raccontatemi la giornata che precedette i fatti.
MAT&GIO: con piacere! 
Musica. Buio. Filmato1 dei fratelli Brugola. Si forma il paesino. Luce.
GIOVANNI: Il farmacista Federico, come tutti i mercoledì è andato a tagliarsi i capelli; che ci va a fare tutte le settimane lo sa solo lui.
MATTEO: Te lo dico io, si tiene informato su tutti i pettegolezzi del paese.
GIOVANNI: Ma se non succede mai niente.
MATTEO: Il fiorario per esempio è appena uscito dal negozio; come tutte le mattine si reca al bar e prende la colazione per la sua collega.
GIOVANNI: Collega…
MATTEO: Non sono fidanzati, almeno così dicono… ma… non mi faccia raccontare nulla.
GIOVANNI:Guardate il vigile è passato in farmacia dal Dottor Luca, che poi è suo cugino.
FAR LUCA: Simone, come stai carissimo
SIMONE: Ciao Luca, dammi qualcosa per il mal di testa per favore
LUCA: Ancora? Stai troppo tempo in ufficio
SIMONE: A me lo dici? Dillo al capitano, che mi faccia uscire più spesso..
GIUDICE: Come andavano gli affari?
MATTEO: Gli affari andavano bene. Era il resto che…
GIUDICE: Cosa intende?
MATTEO: Giovanni ha sempre avuto un debole per la fornaia, ma non riusciva a trovare il modo di dirglielo
GIUDICE: Questo è molto interessante. Dopo i fatti delittuosi il signor Brugola Giovanni si è indubbiamente avvicinato alla fornaia. Questo potrebbe essere un movente. Come vi dichiarate?
MAT&GIO: Innocenti signor giudice.
GIUDICE: Grazie, potete tornare a posto.
Musica. Stacco e ritorno al processo.
GIUDICE: Chiamo a testimoniare i titolari del bar del paese, i signori Sole de Rosas e Giorgio Aroma. Prego. [i baristi salgono sul pozzo degli indagati]. Signor Aroma, leggo dal suo dossier che non sopporta le persone maleducate.
AROMA: Le persone che non rispettano la fila, i prepotenti vostro onore.
GIUDICE: Non possiamo certo dire che abbiate avuto problemi di code ultimamente. Il vostro bar non era più molto frequentato.
AROMA: Da quando la fornaia si è inventata le focacce alle melanzane fritte fritte fritte il nostro bar si è svuotato
SOLE: Siamo fritti signor giudice, siamo fritti.
GIUDICE: Eravate fritti. Dopo il caso di avvelenamento gli affari sono ripresi a gonfie vele dico bene?
SOLE: Col vento in poppa, se posso permettermi
GIUDICI: Proprio per questo siete tra i principali sospettati. Ma non corriamo troppo e raccontatemi dei vostri giorni bui, i giorni delle focacce.
AROMA: Certamente vostro onore, e cco cosa accadeva all’ora di pranzo.
Musica. Buio. Filmato2 dei Baristi. Si forma il paesino all’ora di pranzo. Luce. Quasi tutti i paesani hanno chiuso i negozi e sono in fila dalla fornaia, tranne il fioraio, il parrucchiere e un farmacista. Giovanni Brugola passa dal fioraio, acquista una rosa e si mette in coda dalla fornaia. Il capitano dei vigili è dal parrucchiere a farsi tagliare i capelli. In coda dal parrucchiere c’è anche una delle fruttivendole.
FORNAIA: Calma, calma, ci sono focacce per tutti!
SOLE: Noi abbiamo un menu sano ed equilibrato, quella frigge le melanzane e tutti vanno da lei.. le pare giusto?
AROMA: Ci era rimasto solo un cliente, il giornalaio, un nostro caro amico. Eccolo che arriva. Mario! Il tuo posto è prenotato.
MARIO: Ah… si… vengo a prendere il caffè, ci vediamo dopo, scusatemi ragazzi [si mette in coda dalla fornaia]
AROMA: Tu quoque Mario! Filii…bustiere!
SOLE: Forse posso andare ad assaggiare le focacce, giusto per capire la concorrenza
AROMA: Non ci provare!
GIUDICE: STOP! [il paese si ferma] Grazie, signori, può bastare, tornate a posto.
Cambio luci, il paese si scioglie e si torna al processo.
GIUDICE: E’ il momento di interrogare le fruttivendole del paese Emma e Ilaria Molfese, gemelle e cugine di Angelica Farina, la fornaia, dico bene?
EMMA: Esatto signor giudice
GIUDICE: Mi fa rabbrividere il pensiero che siate state voi a mandare in rovina vostra cugina.
EMMA: Infatti non è così, siamo assolutamente innocenti
ILARIA: Per noi Angelica è la terza gemella, fin da bambine giocavamo in piazza, tutti i pomeriggi dopo la scuola, d’estate e d’inverno. Certo questa volta l’ha combinata grossa.
GIUDICE: Oltre ad Angelica eravate le uniche a guadagnarci dalla vendita delle focacce, per via delle melanzane fritte fritte
EMMA: In un certo senso è vero, ma non è tutto oro ciò che luccica, la storia delle melanzane stava diventando un problema.
GIUDICE: Per quale motivo?
EMMA: Angelica era quasi ossessionata, non facevamo in tempo a mettere le melanzane in esposizione che lei ce le comprava tutte, alcuni clienti hanno cominciato a lamentarsi.
GIUDICE: Sembra una pista interessante. Approfondiamo!
Musica. Buio. Filmato3 delle fruttivendole. Luce. La fornaia si trova davanti alla porta delle fruttivendole.
FORNAIA: Emma! Ilaria! Compro tutte le melanzane e anche quelle che vi arrivano domani. Ora scappo che devo andare a friggere, ci vediamo dopo.
GIOVANNI: Ciao Angelica, mi chiedevo se…
FORNAIA: Ciao Giovanni scusa ma ho fretta, devo friggere, ciao!
In paese la vita procede in tutta tranquillità. Angelica torna a lavorare in forneria, Giovanni rientra mesto in ferramenta e viene consolato dal collega.  Il giornalaio è andato a tagliarsi i capelli e chiacchiera di calcio dal parrucchiere assieme al barista; gli altri abitanti vivono il paese improvvisando a proprio piacimento.
Il macellaio chiude il negozio e si reca dalle fruttivendole. 
MACELL: Emma, Ilaria, mi servono quattro o cinque melanzane.
ILARIA: Quattro o cinque?
MACELL: Facciamo quattro.
ILARIA: Mi dispiace le abbiamo finite
MACELL: Ancora? Ma come è possibile!
EMMA: Servono tutte ad Angelica, ma se vuoi abbiamo le zucchine
MACELL: Sono due settimane che voglio fare le melanzane alla parmigiana, questo è troppo!
GIUDICE: STOP! [il paese si ferma] Buonasera macellaio
MACELL: Buonasera vostro onore
GIUDICE: Mi sembra piuttosto nervoso
MACELL: Io sono una persona tranquilla, tutti in paese lo possono testimoniare, ma ci sono due cose che mi fanno saltare i nervi.
GIUDICE: E quali sono?
GIORNA: Quando finisco la settimana enigmistica senza tenergliene una copia…
MACELL: E questa è la più grave. La seconda è questa storia delle melanzane che non ci sono mai. Capisce che per noi vegetariani è una bella scocciatura
GIUDICE: Lei è vegetariano?
MACELL: In famiglia lo siamo da generazioni
GIUDICE: Capisco, siete di pronipoti degli orsi vegani. Ma restando al processo anche lei aveva dei buoni motivi per boicottare la fornaia.
MACELL: Non mi guardi storto signor giudice, io sono un agnellino
GIUDICE: Un’ultima domanda. Dopo i fatti delittuosi ha più mangiato la parmigiana di melanzane?
MACELL: Oh certo, finalmente… nessuno ha più comprato le melanzane… ehi un momento, non vorrei che pensasse che io, guardi che commette un errore se…
GIUDICE: torni in negozio, ha già detto abbastanza, signor gravemente sospettato.
Musica. Buio. Filmato4 del macellaio. Con la luce si torna al processo
GIUDICE: Angelica Farina. La fornaia
Avanza la fornaia
GIUDICE: Ha anche un secondo nome?
FARINA: Sì, Bianca
GIUDICE: Benissimo, Angelica Farina Bianca. Interessante. Non posso certo dire che si sia voluta rovinare con le proprie mani. Signora Angelica, ci racconti il suo dramma. Quando ha cominciato a vedere i paesani accasciarsi in preda a sofferenze intestinali?
FARINA: Poco dopo l’ora di pranzo. E’ stato terribile signor giudice [piange]… mi scusi… terribile…
Musica. Buio. Filmato5 della fornaia. Con la luce si torna al paesino. 
FARINA: Come tutti i giorni avevo venduto tutte le focacce e stavo pulendo il forno, quando improvvisaente…
Musica. Gli abitanti del paese iniziano ad accasciarsi in preda a forti dolrori. Oltre alla fornaia si sono salvati: il gionalaio, il parrucchiere, un vigile e i due farmacisti. Il vigile e i farmacisti iniziano a prendersi cura delle persone… si alza la musica e torna il buio che riporta al processo.
FARINA: Sono ancora scossa signor Giudice
GIUDICE: Posso capire, comunque ha una bellissima acconciatura.
FARINA: La ringrazio signor giudice. Devo dirle che finalmente ho il tempo di prendermi cura della mia persona. Nel periodo delle focacce la mia vitaa stava diventando un inferno, sempre di corsa, sempre in ansia
GIUDICE: Non poteva smettere con le focacce?
FARINA: Ormai ne ero prigioniera, la gente mi avrebbe voleva focacce, sempre e solo focacce… ehi un momento non starà forse pensando che io
GIUDICE: Grazie signora farina, puoi andare
FARINA: Guardi che
GIUDICE: Può andare. Farmacisti e vigili sono intervenuti nel momento in cui si consumava il dramma intestinale. Venite tutti al banco degli imputati. [gli imputati si posizionano] Mi rivolgo alle autorità che sicuramente saranno innocenti.
CAPIT: Su questo non c’è dubbio!
GIUDICE: Non ci metterei la mano sul fuoco capitano. E’ sicura di potersi fidare dei suoi sottoposti?
CAPIT: Certa, certissima.
SIMONE: Grazie capitano, questo atto di
CAPIT: Silenzio, in caso faremo i conti in caserma. Mi dica giudice, quali sono i dubbi che nutrite?
GIUDICE: Secondo molte testimonianze il vigile urbano sig. Simone non sopportava di dover stare tutto il giorno in ufficio, voleva l’adrenalina della strada. Con la scusa delle indagini si è trovato finalmente e a proprio agio e automaticamente è diventato un sospettato speciale, lei capisce…
CAPIT: Capisco signor giudice… in effetti ora che ci penso si è fondato in strada come una scheggia…
Musica. Buio. Filmato6 i vigili escono di corsa in strada. Si torna al processo.
GIUDICE: Farmacisti, anche voi avete tratto vantaggi dalla vicenda. Come vi dichiarate?
FAR-FED: Innocenti come delle garze sterili.
FARLUC: dopo tanti anni si era presentata l’occasione di rendersi davvero utili per la comunità. la gente ci cercava, ci invocava, voleva le nostre medicine.
FAR-FED: Per la prima volta nella vita non ho avuto paura che mi prendessero in giro. Che giornata ragazzi!
Musica. Buio. Filmato7 farmacisti in farmacia.Luce sul paese con i paesani a terra doloranti e i farmacisti che saltano da una parte all’altra per curarli. Nel frattempo il giornalaio chiude l’edicola e con un blocco notes inizia ad intervistare gli sfortunati concittadini. Il giudice interrompe la scena. 
GIUDICE: STOP! Signor Gomez, giornalaio, ma si può sapere cosa sta facendo?
GOMEZ: vostro onore, io sono un giornalaio giornalista, sono a caccia di notizie e oggi faccio pesca grossa!
GIUDICE: Sembra emozionato come un bambino
GOMEZ: Mi perdoni, ma per la prima volta ho il mio scoop e son felice come una rosa.
GIUDICE: Benissimo, un altro sospetto, la situazione si complica sempre di più. Lei è uscito con lo scoop? Ha venduto?
GOMEZ: 35 copie, nemmeno nei miei sogni più rosei mi sarei aspettato tanto.
Musica. Buio. Filmato8, il giornalaio affigge lo scoop di fronte all’edicola. Si torna al processo
FIORAIO: Signor giudice, io e la mia collega vorremo fare una dichiarazione spontanea
BARISTA: Forse si vogliono sposare!
GIUDICE: Silenzio in aula!
FIORAIA: Nella notte precedente al fattaccio abbiamo visto due persone
FIORAIO: un uomo e una donna, vostro onore
FIORAIA: Che si aggiravano nella notte, anche nella zona della forneria.
GIUDICE: Li avete riconosciuti?
FIORAIO: Si vostro onore. Ne abbiamo discusso a lungo in negozio, ma non potevamo tacere
Musica. Buio. Filmato 9, i fiorai discutono in negozio. Si apre la scena sulla notte.
GIUDICE: Chi erano?
FIORAIO: Erano….[va a posizionare il cameriere]  il cameriere…
Coro di ooooh. La fioraia va a prendere il capitano.
FIORAIA: e il capitano dei vigili.
Coro di ahhhh
GIUDICE: Ne siete sicuri?
FIORAIA: Senza dubbio.
GIUDICE: Bene, sembra che siamo arrivati ad una svolta. Cameriere, era lei in giro di notte
CAMER: Si signor giudice, io esco tutte le notti, per andare a ballare in piazza senza essere visto da nessuno.
GIUDICE: Un po’ debole come alibi. E lei capitano?
CAPIT: Io di notte… non potrei dirlo ma…porto il mio cagnolino in piazza e lo lascio scorrazzare libero e felice!
GIOVANNI: Allora è lei che non pulisce! Questo è uno scandalo, signor giudice arresti subito il capitano.
GIUDICE: Silenzio! Ma che fa, è impazzito?
GIOVAN: Chiedo scusa, mi sono lasciato prendere dall’emozione…
GIUDICE: Basta così. Tornate al banco, il colpevole è stato individuato.
Dopo aver visto e sentito le vostre testimonianze dichiaro colpevole di avvelenamento collettivo… il signor… Luca Ferra, parrucchiere.
Gli abitanti sono increduli. A nessuno pare possibile, ci dev’essere un errore. Il parrucchiere avanza.
GIUDICE: Signor Ferra, lei è formalmente accusato di avvelenamento collettivo dei suoi concittadini; come si dichiara?
PARRUC: Vostro onore, mi dichiaro colpevole. [coosssa?!] Si, sono stato io.
Musica. Buio. Filmato 10, il paese e il parrucchiere. dopo il filmato tutti sono seduti a semicerchio ad ascoltare il racconto
PARRUC: Vostro onore, sono colpevole ma spero di poterla convincere che ho agito solo a fin di bene.
GIUDICE: avvelenando le persone? sarà difficile.
PARRUC: come lei sa il mio lavoro non è solo tagliare i capelli; da me vengono tutti i cittadini a parlare, a raccontare sogni e frustrazioni, la mia poltrona e seconda solo a quella dello psicanalista, in più io taglio i capelli.
GIUDICE: non capisco dove vuole arrivare
PARRUC: io sono molto sensibile e non voglio vedere  i miei amici tristi, arrabbiati o gelosi l’uno dell’altro. Per quanto possa sembrare strano, l’avvelenamento ha realizzato i loro sogni e bisogni:
GIUDICE:  Sentiamo un po’: fornaia. Lei ha tratto dei vantaggi dalla vicenda?
FORNAIA: Io in effetti ho ritrovato il tempo per me stessa, per la cura della mia persona
GIUDICE:  fruttivendole…
FRUT1: Abbiamo riavuto le nostre melanzane…
FRUT2: … da vendere al macellaio
GIUDIC: Baristi:
BAR1: Senza dubbio abbiamo visto la nostra attività in salvo
BAR2: rifiorita ancora più di prima
GIUDIC: Fratelli Brugola
GIOVA: Io ho trovato il coraggio di conoscere la fornaia… era così giù che aveva bisogno di essere consolata
FORNAIA: Oh, brugolino mio, come sei dolce…
MATTEO: Da quando mio fratello sta meglio con il cuore la ferramenta è più ordinata e produttiva… viva l’amore!
MACELL: Io ho preparato la mia parmigiana di melanzane!
GIORNAL: Io ho scritto il mio grande scoop!
FARMAC: Noi abbiamo aiutato tante persone e nessuno ci prende più in giro
VIGILE: Io sono stato a lavorare fuori dall’ufficio per una settimana!
GIUDICE: Parrucchiere, lei ha una mente diabolica, ha pensato a tutto e a tutti. Perché allora si è dimenticato dei fiorai?
FIORAIO: E’ vero, non ci hai nemmeno pensato?
FIORAIA: Un pensiero per tutti tranne che per noi?
PARRUC: I fiorai erano gli unici a non aver bisogno di felicità, perché ne avevano e ne hanno già abbastanza…
Coro di ahhhh
FIORAIA: Siamo soltanto colleghi di lavoro.
PARRUC: E cosa facevate insieme di notte alla finestra dell’abitazione sopra al negozio?
I fiorai si guardano imbarazzati, alla fine si prendono la mano come per dire (ma sì, diciamolo, siamo fidanzati). I paesani commossi applaudono.
GIUDICE: Basta basta silenzio. La situazione è piuttosto complessa. Da un lato abbiamo il fatto criminoso da punire con severità, dall’altro le intenzioni lodevoli e i risultati efficacissimi ottenuti da questa azione. Data la natura delicata della decisione mi affido alla giuria popolare, rappresentata dal pubblico.
Gentili signori, spetta a voi l’atto finale di questo spettacolo. Chi di voi ritiene che il parrucchiere del paese vada punito e arrestato alzi la mano. Bene potete abbassarla. Chi ritiene che l’imputato vada assolto alzi la mano adesso.
La giuria ha deciso, l’imputato è assolto.
Grazie a tutti e buona notte.

A questo link la versione del copione in Pages  Cetona-storia-di-un-paese