
C’era una volta una macchia, piccolo bosco cuore verde d’Italia. Un lecceto frondoso circondato da ginestre, funghi, foglie e tane di volpi. La chiamavano volpara, sembrava un teatro. Potammo gli alberi, costruimmo gradinate, ripulimmo gli antichi sentieri, arrivarono i Selviaggi e la macchia si colorò di storie. La piccola macchia era contenta. D’Estate, nelle sere di luna piena, c’erano le lucciole e i grilli e nella selva più oscura mimi, cantanti, acrobati, ballerini, strane maschere, vino e belle parole.
La piccola macchia crebbe, nutrendosi di storie, confini e radici. E un bel martedì mattina decise che era giunto il momento di partire. Fece le valigie e iniziò il suo viaggio per ascoltare storie di collina e montagna, villaggio e paese, ricamo e trama.
Se fate attenzione potete incontrarla ancora oggi; quasi sicuramente è una bambina che vi racconta una storia.

Forse le storie migliori non nascono dal buio, dall’intreccio, dallo smarrirsi nel troppo pieno? […]
la meraviglia nasce dagli spazi vuoti, liberi da ordito, mai dai pieni. Macchia come sorpresa.